sabato 6 febbraio 2010

Chico Buarque Latte versato

Vecchio di cent’anni, Eulálio d’Assumpção giace moribondo sul lurido letto di un ospedale pubblico di Rio. In un inarrestabile monologo venato di lirismo amaro, rabbia e rimpianto, ma anche di una irresistibile ironia, racconta alla figlia, all’infermiera che gli inietta la morfina, e a chi vuole ascoltarlo, la sua vita, la storia della sua famiglia, sullo sfondo di due secoli di storia brasiliana. Ossessionato dalla figura della moglie Matilde, mulatta sensuale e libertina, e dallo sgretolamento della sua passata grandeur, traccia l’affresco di una saga familiare le cui origini risalgono allo splendore della corte di Rio de Janeiro e arrivano a oggi, seguendo una curva discendente di ineluttabile declino. Nella prosa elegante del più amato poeta-cantautore-scrittore brasiliano, si costruisce il registro démodé di un uomo ostinatamente ancorato a un tempo che non è più, a un Brasile d’antan che sopravvive appena nel fragile territorio dell’illusione.

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