venerdì 26 marzo 2010

Irene Neimirovsky Due

Chi meglio della signora Némirovsky, e con un’arma più affilata, ha saputo scrutare l’anima passionale della gioventù del 1920, quel suo frenetico impulso a vivere, quel desiderio ardente e sensuale di bruciarsi nel piacere?” scrisse, all’uscita di questo libro, il critico Pierre Loewel. Le giovani coppie che vediamo amoreggiare in una notte primaverile (la Grande Guerra è finita da pochi mesi, e loro sono i fortunati, quelli che alla carneficina delle trincee sono riusciti a sopravvivere) hanno, apparentemente, un solo desiderio: godere, in una immediatezza senza domani, ignorando “il lato sordido” della vita, soffocando “la paura dell’ombra”. Eppure, quasi sulla soglia del romanzo, uno dei protagonisti si pone una domanda – “Come avviene, nel matrimonio, il passaggio dall’amore all’amicizia? Quando si smette di tormentarsi a vicenda e si comincia finalmente a volersi bene?” – che ne costituirà il filo conduttore. Con mano ferma, e con uno sguardo ironicamente compassionevole, Irène Némirovsky accompagna i suoi giovani personaggi, attraverso le intermittenze e le devastazioni della passione, fino alla quieta, un po’ ottusa sicurezza dell’amore coniugale. A volte, certo, alcuni di loro rimpiangeranno “l’ebbrezza triste e folle del l’amore”, e a quasi tutti accadrà di inoltrarsi, almeno per un po’, nelle vie perigliose dell’adulterio; ma il tempo riserverà loro una sorprendente rivelazione: che quell’”essere due” che del matrimonio costituisce l’essenza e “il flusso discontinuo, lento e possente dell’amore coniugale” conferiscono alla coppia una sorta di “invincibilità”.

John Boyne La sfida

Le vacanze estive sono appena cominciate quando la madre di Danny Delaney, che da qualche settimana esce spesso la sera e quando è fuori beve troppo, torna a casa scortata da due poliziotti. Ha investito un ragazzino, che è entrato in coma: nessuno sa se si risveglierà. La distrazione di un attimo, e la vita della famiglia Delaney cambia per sempre. Lunghi silenzi, l’incapacità di affrontare insieme il doloroso presente, dubbi, solitudini che convivono. E quando Sarah, la sorella del bambino investito, si presenta alla loro porta, Danny decide di provare a parlarle…

Pansa I cari Estinti


Da Gava a De Mita, da Rumor a Salvo Lima, da Luciano Lama a Mario Capanna, ma anche i personaggi conosciuti appena dopo la guerra a Casale Monferrato: i sacerdoti delle due chiese che per cinquant’anni si sono spartiti le coscienze e i voti degli italiani, e molto altro. La storia recente d’Italia attraverso i dinosauri che hanno preso le redini del Paese e ne hanno lasciato pochi resti fumanti, raccontati da un Pansa in stato di grazia. Nomi che adesso sembrano lontani nel tempo, quasi non fossero mai esistiti: Fanfani, Gava, Rumor, Capanna, Leone. Ma anche uno sguardo da antropologo, che osserva gli usi e i costumi di tribù remote e rivali. Un onorevole democristiano di Caltanissetta che, poiché Pansa ha 37 anni e potrebbe essere suo nipote, lo apostrofa: “Come te lo devo dire, nipote Pansa? Caltanissetta non è una provincia mafiosa”. Una baiadera comunista che con rossetto, “gonna a stringiculo” e calze di nylon con la riga, fa impazzire gli uomini al dancing Stella Rossa. L’irresistibile bestiario italiano di un maestro del giornalismo

giovedì 25 marzo 2010

Andrea Camilleri Il nipote di Negus

Nell’agosto del 1929 il nipote del Negus Ailé Selassié si iscrive alla Regia Scuola Mineraria di Vigàta. La cosa provoca un generale scompiglio: al nipote regale deve essere riservata una accoglienza all’altezza del suo rango; questo è l’argomento dell’esilarante corrispondenza tra ministero degli Esteri, Prefetto, Questore di Montelusa, federale di Vigàta, direttore della scuola, ognuno preoccupato, in realtà, di salvare il posto. Dalla scuola viene allontanata qualche testa calda e il principe viene accontentato in ogni suo desiderio. Amante della bella vita, elegante, Grhane Selassié non bada a spese, si fa confezionare abiti ricercati e, visto che i soldi del governo etiopico non bastano mai, comincia a fare debiti. Per di più è un impenitente vitellone e le amanti non si contano. Le cose precipitano quando il nipote viene sollecitato - su idea di Mussolini in persona - a scrivere una lettera di sperticati elogi sul fascismo, lettera da indirizzare allo zio Ailé Selassié; la cosa, infatti, potrebbe tornare utile nel contenzioso tra Italia ed Etiopia sui confini con la Somalia. Il nipote del Negus si fa pregare, poi cerca di sottrarsi e, mentre traballano ministri, prefetti e questori, la vicenda diventa farsa. Con 'Il nipote del Negus' - costruito come 'La concessione del telefono', in una trama fatta di missive, telegrammi, articoli e proclami, dispacci governativi, conversazioni - Camilleri torna alla sua vena più antica, quella più irriverente e comica che fa pensare al Birraio di Preston. E lo fa con quell’intelligente e contagioso divertimento, con quella mescolanza tra storia e fantasia che i suoi lettori conoscono

venerdì 12 marzo 2010

I sogni fanno rima

I sogni arrivano quando meno te lo aspetti, e dove ti portano lo sanno solo loro. Pierdavide ha fatto i provini per "Amici", così, tanto per gioco, "figuriamoci se prendono uno come me". Non è che fosse proprio un fan della trasmissione, ma della musica sì, accipicchia. Che passione la sua, roba da consumare i dischi di suo padre e rovinare la scrivania della cameretta a forza di usarla come batteria. Roba da cantare dove capita, per due soldi, e lavorare, per campare, dentro un casello dell'autostrada, a dare il resto e alzare la sbarra. Pierdavide non si sente regolare, nella norma, ma se lo vogliono lo prendono così, che lui a essere falso non ci riesce. E allora canta canzoni un po' fuori dalle righe, che parlano (male) della sanità e dell'industria musicale, o di certe ragazzette che vanno in discoteca. Dentro ad "Amici" scopre un mondo e così come lo scopre, con la stessa curiosità e la stessa meraviglia, lo racconta. I provini, le lezioni, i professori, la classifica. La vita un poco pazza dentro al residence, gli amori da gridare alle telecamere e quelli da tenere nascosti con cura. Gli amici trovati, quelli che se ne devono andare, oppure quelli che ti trovi a dover sfidare, chiedendoti cos'è alla fine che conta per davvero. Fin quando tutto diventa così incredibile, che non capisci più che cosa è vero e che cosa è sogno.

Andrea Vitali La mamma del sole

La motonave Nibbio, vecchia gloria della Navigazione Lariana, sta effettuando il suo ultimo viaggio. A Bellano sbarca un'anziana donna: sta cercando il vecchio parroco, don Carlo Gheratti. Attraversa a fatica il paese arso dalla canicola estiva, prima di scomparire nel nulla. Quando arriva la notizia che manca una delle ospiti del Pio Ospizio San Generoso di Gravedona, sulle due rive del lago i carabinieri iniziano a indagare. Un secondo enigma segna l'estate del 1933. Dietro pressante richiesta del Partito e della Prefettura, i carabinieri devono raccogliere informazioni su una "celebre" concittadina, Velia Berilli, madre di quattordici figli, tra legittimi e illegittimi. Perché mai Velia Berilli è diventata così importante? Due misteri, insomma, cui si aggiunge un altro problema: in caserma si è rotto il vetro del bagno, e aggiustarlo non sarà semplice. Ancora una volta, le pagine di Vitali si animano di una piccola folla di protagonisti e comprimari: dall'equipaggio della Nibbio alle autorità locali, e poi don Gheratti, il sacrestano Bigé e la perpetua Scudiscia. Non possono mancare i carabinieri della locale stazione, vere star dei suoi romanzi: il maresciallo maggiore Ernesto Maccadò, l'appuntato Misfatti, il brigadiere Mannu e il carabiniere Milagra, che segue giorno dopo giorno, con indomita passione, i gloriosi trasvolatori della Seconda Crociera Atlantica.

Karol e Wanda

Quando si incontrano per la prima volta, lui è un giovane cappellano dell'università di Cracovia, con alle spalle un'esperienza di resistenza attiva al nazismo prima, al comunismo poi. Lei è una studentessa di medicina, segnata dal trauma dell'internamento nel lager di Ravensbrück. Hanno entrambi poco più di trent'anni. Fra loro nasce un'amicizia indissolubile, che durerà tutta la vita, seguendo il percorso delle differenti vocazioni. Lei, Wanda Póltawska, sarà moglie, madre, nonché psichiatra di fama internazionale. Lui, Karol Wojtyla, diventerà il papa più rivoluzionario della storia recente. Un papa in grado di cambiare per sempre il mondo, e anche di scuotere dall'interno i palazzi curiali, ascoltando la voce dei laici e scegliendo una donna, Wanda, come fidata consulente. Questo libro squarcia il velo del silenzio per raccontare un rapporto unico, fatto di rispetto, stima e affetto fraterno, fra un uomo che continua a sorprendere e una donna determinata e forte che ha accompagnato tutti i passi del "papa santo".

Marcello Veneziani Amor fati

Nel senso corrente, il destino è pensato come un crudele gendarme che strappa alla vita inchioda a una sorte. In realtà il destino radica l'essere nell'avvenire, dà senso all'accadere, connette l'esistenza a un disegno e a una persistenza. Essere è avere un destino." Oggi viviamo in un deserto di senso gremito di accessori. Abbiamo tutto, meno il senso della vita. E per la prima volta avvertiamo un cortocircuito di spazio e tempo, che produce insieme sradicamento, cioè perdita irreparabile di un luogo percepito come casa e rifugio, e "attimismo", cioè scomparsa del passato e del futuro nel gorgo del presente. Liberarci dal destino non ci ha restituito la libertà e il senno, ci ha lasciati in balìa del caso, un tiranno ancor più cieco e più folle. È possibile oggi ripensare il destino per riconoscere un disegno intelligente alla vita al di fuori dei determinismi della scienza? Marcello Veneziani affronta il tema del destino spostando la chiave di lettura "ad altezza d'uomo" e passando dal fato in sé - entità metafisica e solenne - ai suoi amanti, ovvero a chi davanti al tramonto di storia, fede e pensiero non finge che nulla sia accaduto, non vuol tornare indietro e nemmeno si congratula per la liberazione avvenuta, ma riparte dal pensiero in relazione alla realtà e alla presente tabula rasa. Un tentativo di superare Nietzsche e il nichilismo, riallacciandosi ai classici e alla tradizione neoplatonica, fino a Simone Weil e a Maria Zambrano.

Alfabeto Bonino

Il primo libro a firma di Emma Bonino è la storia di una vita in keywords, da leggere in ordine o in disordine, seguendo a piacere i temi e le parole. Un libro che percorre i 60 anni di storia di una "fuoriclasse" della politica e della cultura italiana: le lotte per i diritti civili, l'impegno in Parlamento a Roma e Bruxelles, le missioni all'estero, le campagne elettorali passate e presenti. Emma Bonino si racconta "dalla A alla Z" attraverso battaglie e vittorie, politiche e umane, sempre in prima linea.

Ad Personam

Corrompere giudici e testimoni, falsificare bilanci, frodare il fisco. E non essere processati. Sedici anni di leggi prèt-à-porter (1994-2010) ad personam, ma anche ad personas, "ad aziendam", "ad mafiam" e "ad castam" per pochi potenti illustri. Dai decreti Conso e Biondi dopo Tangentopoli alla Bicamerale ("Il piano di rinascita democratica? Me lo stanno copiando con la bozza Boato", esultava Lido Gelli). Per continuare con le leggi sul falso in bilancio, le rogatorie, le intercettazioni, con le norme prò Sofri e Dell'Utri, prò Sismi e Telecom, e con i condoni fiscali e edilizi, con l'indulto del centrosinistra, con i lodi Schifarli e Alfano, gli illegittimi impedimenti e il processo breve che fulmina gli scandali Mills, Cirio, Parmalat, Fiorani, Uni poi, Calciopoli e le truffe della clinica Santa Rita. Tutti salvi. Sedici anni per tornare a Tangentopoli e a Mafiopoli, cancellando Mani pulite e la Primavera di Palermo, e beatificando Craxi, corrotto e latitante.

venerdì 5 marzo 2010

Claudia Salvatori Il mago e l'imperatore

Valeria Messalina, ancora bambina, conosce il suo destino attraverso la profezia della Sibilla Cumana: «Gloria al tuo nome nei secoli. Augusta e padrona di ogni cosa. Un abisso è davanti a te, e dall’abisso tu raggiungi il Cielo». È un destino eccezionale, il destino di un’imperatrice, ma come potrà adempiere la profezia, come raggiungere il Cielo? Messalina cresce diventando una donna saggia, dotata di una profonda vita spirituale e in grado, allo stesso tempo, di districarsi fra le insidie della politica e del potere. È solo grazie alle sue grandi capacità che Claudio, suo marito, sale al trono dopo la morte di Caligola: parte della profezia si avvera, Messalina è imperatrice. La via per raggiungere il Cielo, invece, si aprirà inaspettata grazie all’incontro con Aion – uno schiavo britanno, un ballerino al cui passo celeste il tempo sembra fermarsi –, che le schiuderà le porte della Verità e dell’amore, e grazie alle parole di Simone di Samaria (il Simon Mago citato da Dante nella “Divina Commedia”), cui Messalina si affiderà nel tentativo di trovare una nuova religione per Roma, una religione più giusta. Ma il progetto dell’Augusta imperatrice non è lo stesso di Roma e del suo imperatore – non ancora, almeno.

Vasilij Grossman Tutto scorre...

Vasilij Grossman scrisse fra il 1955 e il 1963 questo libro, che è il suo testamento. Come nel grandioso Vita e destino, non cambiò molto nel suo stile scabro e aspro che lo aveva reso celebre fra gli scrittori del realismo socialista. Ma vi infuse l’inconfondibile tono della verità. Con lucidità e fermezza, prima di ogni altro parlò qui di argomenti intoccabili: la perenne tortura della vita nei campi, ma anche l’altra tortura, più sottile, di chi ne ritorna e riconosce la bassezza e il terrore negli occhi imbarazzati di parenti e conoscenti; lo sterminio sistematico dei kulaki; la delazione come fondamento della società; il vero ruolo di Lenin e del suo «spregio della libertà » nella costruzione del mondo sovietico.

James Hillman Il suicidio e l'anima

Se il suicidio è certamente il più violato fra i tabù – oggi più che mai, come testimoniano le cronache –, rimane nondimeno, nella percezione comune, lo scandalo supremo, il gesto inaccettabile. La giurisprudenza lo ha giudicato per molto tempo un reato; la religione lo considera peccato, aborrendolo più di ogni altra forma di uccisione e condannandolo come atto di ribellione e apostasia; la società lo rifiuta, tendendo a sottacerlo o a giustificarlo con la follia, quasi che il suicidio fosse l’aberrazione antisociale per eccellenza. E non si può dire che siano mancate riflessioni e analisi – da John Donne a Hume, da Voltaire a Schopenhauer, da Durkheim alla messe di studi psicologici e psichiatrici –, ma il problema, nella sua essenza, è rimasto intatto. Nel 1964 James Hillman capovolge ogni prospettiva con questo libro. Un libro che, dichiara, «mette in discussione la prevenzione del suicidio; va a indagare l’esperienza della morte; accosta il problema del suicidio non dal punto di vista della vita, della società e della “salute mentale”, bensì in relazione alla morte e all’anima. Considera il suicidio non soltanto come una via di uscita dalla vita, ma anche come una via di ingresso nella morte … Questo punto di vista totalmente altro scaturisce dall’indagine del suicidio per come è esperito attraverso la visione che l’anima ha della morte». Perché nell’esperienza della morte, afferma Hillman, l’anima trova una rigenerazione, e dunque l’impulso suicida non va necessariamente concepito come una mossa contro la vita: potrebbe esprimere il bisogno imperioso di incontrare la realtà assoluta, la richiesta impellente di un’esistenza più piena.

Salvatore Noffoi Il bastone ei miracoli

Ai suoi dodici figli Licurgo Caminera ha dato soltanto nomi presi dalla mitologia greca. I maschi li ha chiamati Ulisse, o Achille, o Ettore; le femmine Penelope, o Antigone, o Elena. Adesso, nel momento in cui capisce che sta per morire, i sei sopravvissuti ai «venti maligni» delle malattie infantili li vuole tutti intorno a sé. Perché il vecchio contadino anarchico con la passione per la letteratura classica desidera morire come morivano i patriarchi del mondo antico: affidando a chi resta non tanto i beni materiali accumulati in vita – oro, greggi, poderi –, ma le parole di una saggezza ancestrale, destinate a rappresentare, per chi resta, il retaggio più prezioso. Ai figli Licurgo consegna dunque sei buste, in ognuna delle quali c’è una parte del racconto che per anni lui ha scritto, di nascosto, per sé e per loro: dopo la sua morte i sei fratelli dovranno leggerlo gli uni agli altri ad alta voce, perché questo, e solo questo, è il modo in cui il vecchio vuole essere commemorato. A mano a mano che le buste verranno aperte, scopriremo anche noi, con lo sguardo stupefatto dei bambini che ascoltano una fiaba, la storia del bastone dei miracoli (che dà a chi lo possiede la buona morte, ma soprattutto la perigliosa facoltà di conquistare potere e ricchezze) e di Paulu Angioy, noto Muscadellu, che uccide il suo amante e ne sposa la sorella, e le fa fare un figlio con un altro uomo, e per mano di questo figlio troverà una morte atroce… Alla vicenda di Muscadellu e del suo funesto bastone, però – come sanno bene i tanti, appassionati lettori di Niffoi –, si intrecciano molte altre storie: storie di violenza e d’amore, di amicizia e di sangue, di dolore e di festa, che vanno a comporre un ennesimo, magnifico affresco, cupo e sfolgorante al tempo stesso, di vita barbaricina.

giovedì 4 marzo 2010

Philip Roth L'umiliazione


"L'umiliazione è il trentesimo libro di Roth, il settimo negli ultimi dieci anni.

A 76 anni, Roth resta un colosso della letteratura, la cui abilità nell'inspirare, stupire e sdegnare i lettori non accenna a diminuire".

Elaine Showalter, The Washington Post

Simon Axler è un attore, uno tra i maggiori della sua generazione, l'ultimo "dei grandi attori americani" come dicono i suoi tanti ammiratori. Eppure, a poco più di sessant'anni sente il suo talento dissolversi nell'aria, perso e spento come le magie di Prospero alla fine della Tempesta. È proprio durante le interpretazioni di Prospero e poi di Macbeth che perde il controllo, andando in confusione e rovinando lo spettacolo. Ha perso "la sua magia" come ripete: ogni cosa che aveva fatto nella sua carriera era stato un successo e adesso si ritrova incapace di recitare una sola battuta che non suoni falsa e artificiosa. Salire sul palco gli è impossibile, s'immagina la gente ridere di lui. Decide di abbandonare le scene e il tracollo è inevitabile: anche la moglie lo abbandona. Passano i mesi, Simon vive in solitudine, ormai lontano dal teatro e dalla città, rassegnato alla decadenza artistica e fisica in cui giorno dopo giorno affonda, quando inizia a frequentare Pegeen Stapleford, una quarantenne che Simon conosce da quando è nata, essendo la figlia di una coppia di attori suoi amici e coetanei. Nonostante Peegen sia stata fino ad allora lesbica e sia appena uscita da due relazioni estremamente tormentate, tra la donna e l'anziano attore nasce una passione sentimentale e sessuale molto intensa. Ma le consolazioni e le speranze riconquistate sono destinate a inclinarsi verso una disperata e tragica fine.