martedì 26 gennaio 2010

Aravind Adiga Fra due omicidi


Nello spazio vibrante e policromo di una città indiana si intrecciano i destini di imprenditori, ciarlatani, giornalisti, conducenti di risciò, operai, tutti presi da sogni irraggiungibili, ma non per questo meno intensi e struggenti. Dopo il successo internazionale della Tigre bianca, Aravind Adiga ritorna con un grande affresco pulsante di inquietudine e di vita, dove uomini e donne tentano piccoli e grandi gesti di rivolta contro l'ingiustizia e la corruzione, e soccombono soltanto dopo aver combattuto fino all'ultimo. In queste quattordici storie, ambientate nella città di Kittur nello Stato indiano del Karnataka, i protagonisti, alle prese con la società violentemente gerarchica e corrotta, tentano, ciascuno a suo modo, piccoli gesti di riscatto o di rivolta, o quanto meno approdano, nonostante tutto, a un sussulto di dignità. Le storie raccontate si situano "tra due omicidi", quello di Indira Gandhi del 1984 e quello di suo figlio Rajiv del 1991, quando l'India sembra aver cambiato per sempre volto e destino. Sono ancora un volta storie che illuminano vite perdute, racconti di ingiustizie sociali legate al sistema delle caste, alla corruzione e l'avidità. Un ragazzino musulmano viene ingaggiato per sorvegliare l'andirivieni dei treni militari in città, forse in vista di un attentato. Un piccolo imprenditore decide di non pagare più il pizzo ai funzionari corrotti. Un venditore ambulante di libri fotocopiati viene arrestato e picchiato per aver messo in vendita I versi satanici di Rushdie. Uno studente di una scuola privata cattolica, mezzo bramino e mezzo bassa-casta, fa esplodere in classe un'innocua bomba per dar sfogo alla propria rabbia. Una bambina, figlia di un muratore tossicodipendente, chiede l'elemosina per comprare al padre la dose quotidiana. Un ambulante truffaldino che vende false medicine contro le malattie veneree scopre che il promesso sposo della figlia è stato contagiato da una prostituta.

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