giovedì 10 giugno 2010

Edith Bruck Privato

“Privato” è una resa dei conti in forma di romanzo: tenera e spietata, fatta di verità e di sentimenti, di personaggio ed emozioni. È un dialogo violento e amoroso con la propria madre, che l'ha fatta nascere in un mondo dove è stato possibile l'orrore di Auschwitz. È un confronto con la fede dei propri avi -quella che la madre incarnava con tutta la forza, quella che era assurdamente, orribilmente diventata una colpa. È la partita sempre aperta tra la Storia e la propria vicenda di sopravvissuta al cospetto della storia. È la conversazione impossibile con il fratello Odoen, che non ha mai voluto parlare del proprio passato e della morte del padre, nei campi. È una resa dei conti che attraversa l'Europa: dall'Italia, dove vive la protagonista-narratrice di “Privato”, alla Germania, ovvero il passato che non riesce a passare. Si spinge verso Israele, con il sogno di una nuova patria e un futuro che non può mantenere le promesse. E giunge fino in Brasile, rifugio per un lontano esilio. In questo dialogo tra la memoria e il presente, emergono figure emblematiche: innanzitutto la madre, e poi il fratello Odoen, che è andato a fare il sarto in Sud America, o il vecchio ungherese che torna nella sua terra, ormai malato e privo di memoria, di nuovo bambino. Attraverso le pagine di “Privato”, grazie a questo viaggio dentro l'intimità del dolore, l'esperienza personale diventa patrimonio collettivo, la testimonianza individuale diventa poesia.

Nessun commento: